La green economy sarà il motore dello sviluppo. E per accelerare il processo sarà necessario puntare su competenze professionali specifiche in tema di sostenibilità. Un segnale di fiducia sia sul fronte della crescita che su quello dell’occupazione, in cui siamo spesso abituati a confrontarci con uno scenario a tinte fosche. Entro l’anno supereranno quota 55 mila le assunzioni programmate dalle imprese dell’industria e dei servizi per le figure professionali strettamente legate alla green economy, cioè quei profili con skill in materia ambientale e di sostenibilità. Di queste circa 51 mila sono non stagionali pari cioè al 12,5% del totale delle assunzioni non stagionali previste dal settore privato extra agricolo (406.820). I dati emergono dalla lettura dell’approfondimento sulla green economy di Unioncamere e Fondazione Symbola, in un focus dedicato ai green jobs e presentato a JobOrienta, il salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro, che si chiude oggi alla Fiera di Verona.
A queste assunzioni se ne aggiungono ulteriori 87 mila, di cui poco più di 57 mila quelle non stagionali, se si considerano le altre professioni potenzialmente attivabili dai settori della green economy previa acquisizione di determinate competenze ambientali. In complesso, quindi, toccano quota oltre 142 mila le assunzioni complessive per i lavori ’verdi’ e potenzialmente tali, messe in programma dalle imprese per l’anno in corso, di cui ben 108 mila non stagionali, pari a quasi il 30% del totale della domanda di lavoro non stagionale.
La domanda più consistente di green jobs giunge proprio dalle 358 mila imprese dell’industria e servizi che hanno investito in tecnologie green (funzionali al risparmio energetico e di materia o al minore impatto ambientale). Svolte aziendali che rendono necessario l’ulteriore potenziamento della forza lavoro più affine al tema: infatti, la richiesta di green jobs in senso stretto da parte di queste imprese raggiunge il 14,1% del loro fabbisogno occupazionale (non stagionale), superiore di quasi tre punti percentuali al fabbisogno espresso da quelle non investitrici in tecnologie verdi (11,4%). E proprio dalle imprese consapevoli che la nuova competitività passa per il green, sarà effettuata circa la metà (quasi 24 mila, pari al 46,9%) delle assunzioni non stagionali complessive di lavori verdi in senso stretto, proprio.
Alla Lombardia il primato regionale della richiesta di green jobs in senso stretto; seguono Lazio, Veneto e Piemonte. Ma è la Sardegna al primo posto se si considera la percentuale sul totale regionale, al secondo il Piemonte, al terzo l’Umbria e poi Lombardia, Molise, Basilicata e Valle d’Aosta.
«Anche per i giovani risultano essere proprio i green jobs a mantenere alcune prospettive significative di inserimento nonostante la crisi grazie alla loro maggiore tenuta rispetto alle flessioni generali afferma Domenico Mauriello, responsabile Centro Studi Unioncamere -. Sono professioni dove si manifesta un vero fabbisogno da parte degli imprenditori che tra l’altro, una volta trovato il profilo adatto, riservano più di frequente un contratto a tempo indeterminato: oltre la metà delle assunzioni non stagionali previste di green jobs in senso stretto avverranno con un contratto di questo tipo, contro il 40% circa della media generale di tutte le assunzioni».
Ampio spazio è riservato ai laureati e ai diplomati per i green jobs in senso stretto: i primi rappresentano poco meno del 40% (la domanda media per il totale delle assunzioni non stagionali è al 14,5%), per i secondi la quota è circa al 34 per cento. Per alcune delle figure non è richiesta esperienza, e i candidati cercati sono giovani appena usciti dal mondo della scuola e della formazione (quasi per il 40%), a dimostrazione di quanto si sia fatto un passo avanti sul versante dell’offerta formativa per queste professioni. Complessivamente più del 30% delle assunzioni di green jobs in senso stretto sono destinate agli under 30 (soprattutto pavimentatori, posatori di rivestimenti, tecnici delle reti idriche ed energetiche, specialisti in scienze economiche, meccanici e montatori di apparecchi industriali): sono 18mila assunzioni non stagionali sulle 51 mila previste.
Ma quali le professioni high skill più richieste? Soprattutto analisti e progettisti di software e i tecnici esperti in applicazioni, ingegneri energetico-meccanici e industriali-gestionali. E a fronte della necessità delle imprese di rafforzare la propria presenza nei mercati, alta anche la richiesta di specialisti nei rapporti con il mercato, tecnici del marketing e specialisti in scienze economiche.
Idraulici, carpentieri e falegnami, elettricisti nelle costruzioni civili e tecnici nella gestione dei cantieri, meccanici e montatori industriali e tecnici meccanici sono tra le figure più richieste con minor livello di conoscenza.