I recenti Stati Generali della Green Economy di Rimini hanno posto sotto i riflettori un settore cresciuto negli ultimi anni a una velocità totalmente in controtendenza rispetto al generale contesto nazionale di recessione. Le imprese italiane, insieme a quelle dei partner europei, hanno assunto un ruolo guida nello scenario internazionale. D’altra parte non sarà più possibile invertire la tendenza: come sostenuto in tanti degli interventi delle due giornate riminesi, nel nostro futuro non ci potrà essere sviluppo economico in assenza di sostenibilità ambientale. Parlare di green economy come di un settore diverso dagli altri diventerà un controsenso, in quanto tenderà progressivamente a coincidere con l’intera economia.
Affinché questa previsione diventi realtà sono però ancora molti i tasselli da sistemare e le 70 proposte presentate a Rimini ne sono una testimonianza. Aper ha avuto un ruolo attivo nelle proposte elaborate, in particolare per il comparto dell’energia da fonti rinnovabili, diventato leader nella green economy grazie al successo delle politiche dell’Unione europea in termini di obiettivi vincolanti. Giova ricordare come i target europei fossero inizialmente temuti e avvertiti come troppo ambiziosi, salvo poi rivelarsi, viceversa, addirittura prudenti.
La prova più evidente sta nelle nuove asticelle, riviste al rialzo, che il nostro Paese si è autonomamente assegnato nell’ambito della Strategia Energetica Nazionale, recentemente pubblicata online per la consultazione degli stakeholder: si è passati dal 17% al 20% di incidenza delle rinnovabili sui consumi finali di energia e dal 26% al 38% per le sole rinnovabili elettriche sui consumi finali elettrici.
Tuttavia, quando poi si vanno a cercare gli strumenti attuativi per il raggiungimento di tali obiettivi si scopre una notevole dissonanza tra buone intenzioni e possibile realizzazione.
Troppo poco, infatti, è stato indicato nel documento governativo per supportare le fonti rinnovabili nell’inevitabile fase di accompagnamento post incentivi. In particolare viene prevista un’ulteriore semplificazione delle procedure autorizzative, ma non viene data nessuna indicazione su come effettuarla. Si propone, poi, una revisione del meccanismo dello scambio sul posto, in modo da estenderne giustamente l’applicazione – sarebbe auspicabile almeno fino a 10 MW -, ma prevedendo al contempo un addebito ai produttori in net metering di buona parte degli oneri di sistema, il che eliminerebbe i benefici della prima misura.
Ad avviso di Aper non basta: occorrerebbe maggior coraggio attraverso l’introduzione di ben altre misure, dalla regolamentazione della vendita diretta dell’energia elettrica nell’ambito dei sistemi efficienti d’utenza alla completa rimodulazione del mercato elettrico – oggi ritagliato su misura dei grandi produttori termoelettrici – verso il nuovo scenario della generazione distribuita creato dalla forte crescita delle rinnovabili.
L’auspicio è che la consultazione sulla Sen serva davvero a dotare di strumenti utili e ben congegnati queste ‘ultime miglia’ che le rinnovabili devono ancora compiere per giungere alla grid pariy. Fermarsi proprio adesso sarebbe un clamoroso autogol per il nostro Paese e per la green economy.